Abstract
Una ricostruzione biografica puntuale, grazie a nuove indagini presso gli archivi fiorentini, iniziata con successo da E. Pilliod e messa a punto nel presente saggio, permette di leggere le rime d’amore del pittore Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino, tràdite dal codice Magliabechiano II.IX.10, alla luce di una vicenda affettiva personale reale. Redatte tra il 1541 e il 1566, ispirate da una musa in carne ed ossa che non fu la Battiferri, le rime amorose alludono, tra espedienti retorici e nel pieno rispetto delle regole cortesi, ad una vicenda il cui svolgimento val la pena di seguire, soprattutto perché la loro esegesi permette di chiarire legami, familiari ed artistici, estremamente importanti nella Firenze del tardo Cinquecento sino ad ora quasi del tutto ignoti alla critica.