Abstract
Lo studio della commutazione di codice tra italiano e dialetto svizzero-tedesco gode ormai di una lunga tradizione nell’Italianistica svizzera (a cominciare da Franceschini et al. 1984 e Pizzolotto 1991, per citare solo due lavori) e questo comportamento verbale sembra essere tuttora piuttosto frequente nella comunità italofona residente nella Svizzera tedesca. Un confronto tra due corpora raccolti a vent’anni di distanza ha rilevato infatti una sorprendente stabilità di forme e funzioni del code-switching (Schmid/Russo 2017). Tuttavia, le ricerche svolte sinora hanno analizzato prevalente¬mente il comportamento di parlanti di seconda generazione in conversazioni informali. A quanto ci risulta, mancano invece studi sulla commutazione di codice presso la terza generazione nonché analisi di diversi tipi di attività verbale. Il presente contributo intende fornire alcuni elementi per poter iniziare a colmare questa lacuna.
Il campione preso in considerazione consiste di otto parlanti, ovvero di quattro coppie di fratelli di cui due appartengono alla seconda generazione e due alla terza. Il corpus comprende registrazioni di tre tipi di attività verbale: 1) conversazioni guidate dalla prima autrice attraverso interviste a coppia, 2) conversazioni elicitate attraverso i compiti del map task e del test delle differenze, 3) conversazioni spontanee tra i fratelli. Le trascrizioni delle registrazioni di una durata complessiva di 3 ore e 48 minuti sono state analizzate da un lato in chiave qualitativa, attraverso l’interpretazione pragmatica di singoli eventi comunicativi, e dall’altro lato in chiave quantitativa, mediante il conteggio dei turni di prodotti in italiano, in (svizzero-)tedesco o in ambedue le lingue nonché del totale delle parole italiane e (svizzero-)tedesche.
L’analisi del corpus porta alla luce una notevole diversità nel comportamento linguistico degli otto parlanti che viene determinata da una serie di fattori quali la biografia linguistica, l’identità culturale dell’individuo e l’attività verbale svolta. Dal punto di vista quantitativo, un risultato atteso mostra complessivamente una minore presenza dell’italiano presso i parlanti di terza generazione, benché vi siano delle differenze individuali. Dal punto di vista qualitativo emerge invece una diversa funzionalità del discorso bilingue a seconda dell’attività verbale: se nelle interviste e nel parlato spontaneo predominano funzioni relative al discorso (di tipo referenziale, poetico, espressivo e metalinguistico), nel compito del map task e nel test delle differenze la commutazione di codice serve spesso a strutturare l’interazione attraverso funzioni specifiche del tipo task entry o task exit.